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Letture di gusto: Il territorio, Liberiamo ed apriamo il castello di Carlo V a Capua
 

Liberiamo ed apriamo il castello di Carlo V a Capua

Forse pochi sanno che il Terra di Lavoro vi sono oltre 35 castelli di epoca antica (per lo più medioevale). La maggior parte sono di proprietà privata e molto spesso in condizioni di abbandono e vergognoso degrado – come ha documentato uno studio della provincia di Caserta curato dall'arch. S. Costanzo e C. Costagliola – "I Castelli di Terra di Lavoro. Un viaggio tra la cultura e sapori da scoprire". Uno dei manieri più imponenti si trova nel centro storico di Capua interdetto ai cittadini e nascosto dietro un pirotecnico, parzialmente dismesso. Sembra incredibile, ma è proprio così: un castello invisibile! Capua è una città dalla storia millenaria, con un patrimonio di opere d’arte e di monumenti di inestimabile valore.
Molte opere sono in condizioni di abbandono o di degrado in quanto le classi politiche che si sono succedute nel tempo al governo della città non hanno saputo cogliere le grandi opportunità di veri scrigni, tesori d’arte e di cultura su cui si fondano le nostre radici, la nostra memoria ed identità. Va ricordato che la città nel Medioevo (all’epoca dei longobardi e dei normanni) venne protetta da due imponenti castelli: quello delle Pietre o Normanno nella zona est, verso Napoli; l’altro venne edificato da Carlo V con solide fortificazioni, nella zona ovest, verso Roma. Anche se sembra incredibile, parliamo di un monumento che è inaccessibile, rinchiuso e nascosto dietro una fabbrica di proiettili, il Pirotecnico che un tempo fu una grande azienda. Alcuni anni fa è stato oggetto di lavori di ristrutturazione, che lo hanno reso di nuovo utilizzabile. Ma nessuno fa niente, tanto meno i vari sindaci e gli amministratori locali che dovrebbero gestirlo, farlo diventare un bene comune di inestimabile valore. Si tratta di un’opera imponente, e fu lo stesso imperatore Carlo V, in visita a Capua il 23 marzo 1536, a promuoverne la costruzione durante il vice-regno di Don Pedro de Toledo. Fu eretto tra il 1542 ed il 1552 su progetto dell’architetto militare Gian Giacomo dell’Acaya (lo stesso di Castel S. Elmo a Napoli) e dell’ingegnere capuano Ambrogio Attendolo.
Con la complessa cinta di mura bastionata rappresenta uno dei più importanti centri fortificati della Campania. Presenta un impianto quadrato con bastioni lanceolati sui vertici, occupa una superfice di 8500 mq. ed è circondato da un profondo fossato e da bocche traditorie. Per molto tempo è stato sede del Governatore e poteva ospitare 1000 uomini. All’interno dei bastioni, con pareti scarpate, orecchioni e garitte, vi erano casematte per il deposito delle polveri da sparo, oggi trasformate in Sala riunione (casamatta bastione I), Museo delle macchine per la produzione di cartucce (casamatta bastione II), cappella (bastione III), Sala dei cannoni (bastione IV). Inoltre a livello della corte, vi sono una sala esposizioni, un’altra cappella (cinquecentesca), sale per cassule e sala convegni.
Nei sotterranei intercomunicanti, invece, vi era il deposito delle armi. Poco distante dal bastione in seguito i Borbone nel 1848 destinarono parte della fabbrica a prigione per detenuti politici: 9 ambienti coperti a volte con otto feritoie per la luce. Una lapide ricorda il generale francese Boisgerard ucciso durante i fatti d’arme del 1799. Nonostante la sua monumentale bellezza e i reperti che conserva, non è aperto al pubblico ed è visitabile solo in rare occasioni, perché inserito nell’aria del Pirotecnico, che è di proprietà del demanio militare. Per questi motivi ribadiamo la richiesta al Prefetto (persona colta e sensibile su questi temi) ed alla Commissaria Straordinaria del Comune di convocare un incontro tra tutti gli enti competenti, a partire dal Ministero della Difesa – aperta anche alle associazioni del terzo settore per valutare insieme modalità e tempi per rendere fruibile questo monumento imponente (Gianna Nannini direbbe "bello e impossibile"!).
È giunto il momento di cominciare a pensare e costruire un progetto di uso e gestione partecipata e condivisa, nel quadro di una programmazione innovativa delle problematiche dei beni storici e culturali della città. Nello stesso tempo cogliamo l’occasione per riprendere la proposta di costituire un Osservatorio con una Consulta dedicata ai tanti beni culturali ed artistici, in cui possono essere coinvolte ed impegnate risorse e competenze del terzo settore, delle forze sociali e datoriali, con il mondo della scuola e dell’università (su cui il consiglio comunale disciolto aveva avviato un apposito gruppo di lavoro e di studio). In questo modo anche Capua può "ripartire con la cultura". Auspichiamo che su queste tematiche si concentri l’attenzione nei programmi dei candidati a sindaco nelle votazioni della prossima primavera.

Capua, 28 dicembre 2018

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